TREKKING ALPI OROBIE ORIENTALI
Periodo consigliato: da giugno ad ottobre
Difficile
3 giorni
1° giorno
Malga Bàrech - Passo Salina - Passo Cadino - Bivacco Davide
Da Córteno Golgi si raggiunge Malga Bàrec, m. 1.867 attraverso strade sterrate accessibili a mezzi agricoli; qui inizia uno dei sentieri che salgono verso il Piz Tri, m. 2.308. È possibile accedere a questa montagna da più parti: alle spalle della Malga si trova un sentiero, non segnalato, che risale il versante fino alla sommità, in seguito scavalca il crinale congiungendosi con l'itinerario che proviene da Fienili Plinàs, m. 1.421, indicato con il n. 7 (sentiero "4 luglio") o da Fienili Vento, m. 1.708, sopra Malonno. Le indicazioni da Malga Bàrech se seguite per un primo tratto, conducono ad incrociare il tracciato che sale dai Fienili Plinàs; tuttavia si può scegliere di procedere in mezzo al bosco ed agli arbusti che ricoprono buona parte del versante nord della montagna, attraverso tracce di sentiero fin oltre i 2.000 m., poco sotto la dorsale, senza scollinare. I versanti del Piz Tri si differenziano per il tipo di vegetazione e per la ripidità. Da un lato (sopra Malga Bàrech), un costone scosceso con erba, arbusti, pietre e rocce nella parte finale; dall'altro un dolce declivio con pascoli di alta montagna. Sassi e roccia sono presenti solo nei pressi della cima, m. 2.309, dove è stata collocata anche una cassetta contenete un libro per segnalare la data dell'ascensione. In vetta (ore 1,30), il panorama è stupendo: iniziando da ovest si osservano la Val di Córteno, la Valtellina, il gruppo del Bernina, la Val Poschiavo, il Monte Padrio, Cima Cadì, Édolo, il massiccio dell'Adamello con la Val Galinera e la Val Malga, Malonno, la Val Camonica e la Concarena. Si prosegue in direzione sud-ovest verso passo Salina attraversando, nei pressi del crinale, un tratto pianeggiante di prateria d'alta montagna. Si trova anche una pozza d'acqua, ma dubitiamo che la stessa sia sempre presente. In seguito si scende lievemente, si aggira il Monte Palone e si risale verso passo Salina, m. 2.433, che si trova ad un'ora di cammino dal Piz Tri. Il sentiero è sempre ben marcato e segnato e nell'ultimo tratto diventa vera e propria mulattiera. Da passo Salina a passo Cadino non vi sono particolari problemi, se non quello di doversi abbassare per poi nuovamente tornare in quota in un'ampia conca dominata dal Monte Zinglo Bernù, m. 2.594, alla testata del quale si trova il valico, m. 2.490. Il tracciato raggiunge il passo con alcuni tornanti (ore 1 da passo Salina). Da qui in avanti le difficoltà aumentano, senza raggiungere tuttavia il livello di un vero e proprio itinerario alpinistico. Il percorso è attrezzato con corde nei punti più pericolosi, ma è necessario non soffrire di vertigini per affrontare con sicurezza alcuni tratti in forte pendenza o in cresta. In particolare un passaggio di alcune decine di metri sulla dorsale, e il successivo avvicinamento al canalino che nei pressi del Monte Palone di Torsolazzo, m. 2.670, conduce nella Valle di Torsolazzo, sono da percorrere con prudenza. Le corde, poste sul versante sud-est del Monte Palone di T. e lungo il canalino, facilitano molto il cammino; il sentiero è inoltre ancora attrezzato in un punto anche sulla sponda sopra lo stupendo lago di Torsolazzo (1 ora da passo Cadino), accessibile dalla Val Brandét (segnavia n. 134). Si continua salendo brevemente sulla dorsale e poi si piega a sinistra, ci si mantiene appena sotto la sommità sul lato sud-est in un primo tempo, in seguito si avanza per alcuni metri sulla cresta e infine in leggera discesa si giunge in una conca, dove è visibilissima ancora intatta la mulattiera, prima di arrivare al Bivacco Davide. Il percorso diventa più marcato con l'avvicinarsi al bivacco, che si trova ad un'ora di cammino dal crinale sopra il lago di Torsolazzo, ma è comunque ottimamente segnato (segnavia n. 7), e pertanto non è possibile sbagliare. Lungo il tragitto si vedono in basso, sulla sinistra, i laghi di Val di Scala, il lago di Bacco e la nuova costruzione che dovrebbe ospitare il rifugio del Torsoleto, nella conca di Largone. Il Bivacco Davide m. 2.645, inaugurato il 3 luglio 1994, è posto a poche decine di metri dal passo Torsoleto, m. 2.578 e domina la bellissima conca del lago di Piccolo in Val Campovecchio, che ha sulla sinistra il Monte Borga, m. 2661, e a destra il Monte Castel di Piccolo, m. 2.680.
2° giorno
Bivacco Davide - Passo Cülvegla - Malga Sèllero - Passo Sellerino - Laghi Veneròcolo - rifugio Tagliaferri
Dal Bivacco Davide il sentiero scende verso il passo del Torsoleto, m. 2.578, proseguendo in direzione sud-ovest fin quasi sulla cima del versante opposto, prima di girare a sinistra e poi calare verso il passo Cülvegla, m. 2.421 (ore 1,30). Inizialmente è piuttosto impegnativo per la ripidità della salita, ma in seguito non presenta nessuna difficoltà. A destra si vede la parte alta della Valle di Campovecchio con i laghi della Cülvegla, di fronte il Monte Sèllero, m. 2.744, e, sulla sinistra, la Val del Sèllero con le Malghe Sèllero, m. 1.983, Sellerino, m. 1.919 e il passo Sellerino a sud. Si raggiunge la Malga Sèllero attraverso un comodo sentiero che in pochi minuti conduce a fondovalle per mezzo di alcuni tornanti. Per comodità si può evitare di raggiungere le baite, rimanendo più in alto sulla destra, scavalcando alcuni ruscelli, rimontando un dosso sopra la Malga e procedendo in seguito lungo una specie di canale in direzione del passo Sellerino, m. 2.412, ma crediamo che tutto sommato si possa passare dalle baite senza perdita di tempo. Il percorso, infatti, non è segnato; alla fine del "dosso" si giunge in una pastura ove non c’è traccia di sentiero e si è obbligati a scendere fino ai piedi del "canale" che conduce alla base del costone del valico, dove si incrocia il segnavia all'inizio dell'erta finale. L'ascesa, pur essendo ripida, è sufficientemente comoda. Il tracciato procede a zigzag in alcuni tratti e si cammina su terreno pietroso e scarsamente colonizzato dalla vegetazione. Dal passo Sellerino (ore 1,40 da passo Cülvegla), si scende verso la zona dei laghi del Veneròcolo. Ci si immette sulla mulattiera (segnavia n. 416), che proviene dal passo del Gatto e la si imbocca continuando sulla destra. Pochi tornanti per arrivare al più grande dei laghi del Veneròcolo e quindi al passo, m. 2.314 (ore 0.30 da passo Sellerino). Uno sguardo verso la Val di Campo (è una delle Valli della testata della Val Belviso) e, sulla destra, dove la vallata si allarga, è inconfondibile la mole del Monte Telènek, m. 2.754. Si ritorna verso il lago Veneròcolo girando a destra dopo pochi metri. Il sentiero risale la sponda sopra l'invaso, supera un canalino attrezzato con catene e gradini di ferro e, al passo del Demignone orientale, si trasferisce sul versante valtellinese, nella Valle del Demignone. Alcune decine di metri ed è raggiunto il passo omonimo, m. 2.485. Nuovo passaggio sull'altra sponda, che non si abbandonerà più se non in un punto sulla cresta. Molto frequentato, ben segnalato ed attrezzato, il percorso è stato reso sicuro in tutti i punti ove si presentavano delle difficoltà. Naturalmente, essendo per buona parte molto vicino alla cresta, sono sempre consigliabili prudenza e calzature adatte. Lo spettacolo è comunque suggestivo e consente di visitare quattro valichi che in passato erano intensamente utilizzati. Nell'ordine, dopo il Veneròcolo, il Demignone, il Vò ed il Venano. Prima del passo del Vò, m. 2.368, si scende in una conca i cui versanti sono ricoperti da pietrisco; in questa zona nel periodo della fioritura si trova la Viola di Comolli, una specie endemica delle Alpi Orobie. Da qui in direzione ovest si arriva al passo di Venano, m. 2.328, ove, poco sotto il valico nel territorio della Provincia di Bergamo, si trova il rifugio Nani Tagliaferri (ore 2 dal passo Veneròcolo).
3° giorno
Rifugio Tagliaferri - Malga Pila - Laghi Torena Malga Lavazza - Malga Dosso - Carona
Solo qualche piccola salitella durante il tragitto fino a Carona, per il resto discesa graduale e lunghi tratti pianeggianti. Seguendo le indicazioni del segnavia n. 315, si perde subito quota da passo Venano con alcune ampie curve e, successivamente, la mulattiera prosegue quasi pianeggiante (segnavia n. 312), sfiora il bivacco dell'Azienda faunistica Val Belviso-Barbellino e poi attraversa il corso d'acqua che scende dai nevai posti sotto il passo Belviso per giungere alla Malga di Pila, m. 2.010 (indicazione segnavia n. 301). Si possono seguire anche le segnalazioni per passo di Pila (nulla cambierebbe), ma attenzione a non deviare sulla destra: ci si abbasserebbe in Val di Pila in direzione dell'invaso di Frera. Non è possibile a nostro giudizio sbagliare, la Malga è visibile già da passo Venano, così come il sentiero che taglia l'intera sponda sinistra della Val Belviso ad una quota di circa 2.000 metri ed è segnalato con il n. 5. Alcune centinaia di metri dopo le baite si trova, sulla sinistra, la deviazione per passo di Pila (n. 324); questo valico dà accesso al bacino delle sorgenti del fiume Serio. Si continua in piano seguendo la morfologia della montagna, il tracciato mantiene una quota costante e supera alcuni canaloni, uno dei quali attrezzato con catene. Il panorama sulla Valle e sul lago di Frera è bellissimo; ci si trova ai limiti della vegetazione d'alto fusto in una zona molto frequentata dai camosci. Ad una quindicina di minuti dal bivio per i laghi di Torena si vede, in basso, Malga Fraitina al centro di una pastura. Proseguendo, si sale leggermente fino a quando, dopo aver attraversato il torrente che scende da Torena, ci s’immette piegando a sinistra sul sentiero n. 7, proveniente dalla Ial dei Fiori. Un altro tratto in lieve ascesa e si giunge, in poco tempo, ai due tornanti che precedono la piana e il lago Nero di Torena (ore 3 da rifugio Tagliaferri). Il tracciato aggira sulla sponda a monte il lago Nero; quello Verde si trova ai piedi del m. Torena (dietro la baita più grande), mentre un altro piccolo laghetto è situato al limite dell'altopiano. Da vedere in particolare, sulle grandi rocce a sinistra dell'emissario del lago Verde, numerose incisioni (coppelle e affilatoi), che gli esperti fanno risalire a 4.000/6.000 anni fa. Le stesse sono oggetto di studi; lo si evince dal fatto che alcune sono già state evidenziate più volte con del gesso. Da Malga Torena si prosegue lungo l'itinerario segnalato con il n. 2, che conduce a Malga Lavazza, m. 1.889. Alcuni piccoli saliscendi e ci si trova in vista del Dosso, m. 1.909. Durante l'avvicinamento alle case di Caccia dell'Azienda faunistica si gode di una splendida vista su Aprica e sulle Alpi Retiche. Queste baite si trovano sul versante della Val Belviso, mentre quella dell’Alpeggio è ubicata sul corrispondente di Val Caronella. Si scavalca la dorsale e si scende verso Malga Dosso, m. 1.892. Ora è tutta discesa su sentiero molto marcato, comodo e largo che presenta qualche problema di individuazione solo nelle prime ampie radure che s’incontrano. La segnaletica è di aiuto in queste situazioni. Su terreno misto, pascolo, bosco e sottobosco, ci si abbassa lentamente, poi il tracciato gira decisamente a sinistra. Sono necessari diversi tornanti, in un primo tempo al centro di un canale interessato da slavine e in seguito ai limiti dello stesso, per perdere quota con più rapidità e ritrovarsi in una piccola radura attrezzata con una fontana. Pra’ di Gianni, m. 1.339, e lo sterrato per Carona, m. 1.162, sono vicinissimi. Si esce quasi subito dal bosco, si supera una baita, si attraversa il torrente Caronella e ci si immette sulla strada che giunge all'abitato di Carona. Da Torena sono trascorse altre due ore. P.S. Destra e sinistra sono intese nel senso di marcia. Dislivello complessivo ca. 3.000 metri. I numeri dei segnavia si riferiscono all’attuale segnaletica dei sentieri.